Tutto quel che ho visto, letto, immaginato, le persone che ho incontrato, i luoghi che ho visitato..ogni esperienza serve al processo creativo.
Tutto quel che ho visto, letto, immaginato, le persone che ho incontrato, i luoghi che ho visitato..ogni esperienza serve al processo creativo.
Questa settimana becasting ha incontrato per voi Piergiorgio Mariniello, un talentuoso videomaker, che ama definirsi un cinefilo, un amante di cinema e della sua storia. Piergiorgio è dotato di eccellenti competenze comunicative, ed io mi sono fatta spettatrice dei suoi racconti sul cinema, sulla storia della cinematografia, sui film che ha appena visto, sulle tecniche usate per realizzare i suoi cortometraggi.. basta ascoltarlo parlare col suo entusiasmo contagioso, per capire che abbiamo davanti a noi un appassionato. Ma Piergiorgio non è solo questo: egli ha infatti collaborato per diversi festival cinematografici, emittenti televisive, aziende di produzione e servizi audiovisivi, e contribuito alla realizzazione di diversi progetti teatrali come allievo attore, ma anche come coautore, scenografo e costumista.. Cerchiamo di sapere di più..
Piergiorgio, hai sempre voluto fare cinema?
Non proprio! Da bambino volevo fare il pittore, poi il musicista, poi il fotografo, infine ...sono finito a fare il videomaker, un mestiere che mi permette di mettere insieme tutti i miei interessi e le mie esperienze.
Qual é il tuo percorso formativo?
Dopo maturità classica mi sono iscritto al DAMS di RomaTre, senza aver le idee ben chiare su cosa volessi fare, ma è lì che ho scoperto il cinema ed a Parigi, dove ho vissuto e studiato per nove mesi come studente Erasmus, me ne sono innamorato: non c'è città più cinefila di Parigi in Europa e forse nel mondo.
Ancora prima della laurea, sei stato invitato a Cannes come promotore cinematografico, raccontaci…
Durante l'Erasmus, sono stato inviato come stagista a Cannes per il corso di animazione culturale, nei giorni del festival ho lavorato con l'agenzia di promozione del cinema italiano all'estero Italia Cinema, oggi Filmitalia. Tornato a Roma ho potuto continuare lo stage con quest'agenzia, ciò mi ha consentito di apprendere moltissimo sull'industria cinematografica italiana, ma anche di conoscere ed intervistare molto giovani registi, tra cui anche il premio Oscar Paolo Sorrentino, che al tempo aveva appena realizzato il suo secondo film. Mi sono infatti laureato con una tesi sui registi esordienti italiani.
Quale sono state le tue collaborazioni in seguito?
Dopo essermi laureato in « Storia e Critica del Cinema » ho lavorato per diversi festival cinematografici, come con « River to River » il festival del cinema indiano a Firenze, emittenti televisive, aziende di produzione e servizi audiovisivi, ho collaborato anche a diversi progetti teatrali come allievo attore, ma anche come coautore, scenografo e costumista, finché nell'estate del 2009 ho deciso di intraprendere la libera professione.
Parlaci dei tuoi cortometraggi
Per la mia laurea gli amici mi regalarono una videocamera. Tenendo a mente i consigli volontari e involontari che mi avevano dato i registi incontrati per la tesi e quel migliaio di film visti e rivisti è nato il mio corto: « Liri Falls », sull'omonimo brano musicale del violinista Lino Cannavacciuolo. Avevo sufficienti nozioni di fotografia per usare la camera, ma nessuna di montaggio ed ho dovuto imparare montando il mio primo film.
Mi sorprende un po' sapere che non hai alcuna nozione di montaggio, perché ho trovato i tuoi cortometraggi semplicemente g-e-n-i-a-l-i! Parlo di « Le mani di mia nonna » e dei cortometraggi muti « L’ Incubo d’un Divoratore di Supplì » e « Una partita di scacchi ». Quali sono state quindi le difficoltà incontrate?
Grazie! Si tratta dei cortometraggi che ho girato in seguito. Le difficoltà direi che sono state anche di carattere economico, ma con la forza delle idee ho sopperito alla penuria di mezzi e finanziamenti. Certo, sono stato a volte costretto ad eseguire molti lavori per così dire “alimentari”, ma è anche grazie a questi che di tanto in tanto posso prendere la mia camera e dare forma alla mia fantasia. Fortunatamente oggi il digitale ci offre un’infinità di possibilità di esprimerci, ed anche un videomaker come me, privo di una produzione alle spalle, può realizzare notevoli effetti speciali. "L’incubo di un divoratore di supplì", che è il remake di un classico del cinema muto The Big Swallow di James Williamson, ne è un esempio: con un banalissimo « Chroma Key » abbiamo potuto far volare un letto con le lenzuola nel cielo di Arpino.
Pensi quindi che il digitale sia una bella opportunità per qualcuno che svolge il tuo lavoro?
Senza dubbio, il digitale ci offre un’infinità di possibilità di esprimerci, ma non per questo dobbiamo sperimentarle tutte! Dobbiamo continuamente selezionare, scegliere, togliere il superfluo. Ho avuto la fortuna di conoscere un grande poeta italiano, Danni Antonello, ed una sera a piazza Vittorio, mentre ci leggeva i suoi poemi appena composti rispose, a me che gli chiedevo come facesse a scrivere cose tanto meravigliose: “A scrivere non ci vuole niente, il difficile è poi scartare.” Ho fatto delle sue parole una regola.
Dove nasce la tua creatività?
Cerco di sperimentare quanto più posso attraverso i media, soprattutto cercando di inventarmi nuovi modi per usarli, senza rinunciare a guardare al passato e alla storia, come nel caso dei corti di cui vi ho parlato ed è lì che trovo le ispirazioni migliori. Tutto quel che ho visto, letto, immaginato, le persone che incontrato, i luoghi che ho visitato... ogni esperienza serve al processo creativo.
Un consiglio ad un aspirante filmmaker?
Beh, forse non sono la persona più idonea, io non sono mai stato sul set ed ho sempre preferito separare il lavoro dall'arte che amo realizzare in piena indipendenza. Ma un consiglio posso darlo: le idee sono la risorsa più importante, più importante del tempo, dei soldi, delle conoscenze, e se avere idee è la capacità di connettere concetti, allora bisogna veder film, leggere libri, uscire ed incontrare il prossimo, e far tesoro di ogni esperienza.
Definisci la tua arte un’arte mediatica, perché?
La mia è un’arte che nasce e si diffonde attraverso i media.. Ho un canale YouTube che conta 56000 iscritti e 22 milioni di visualizzazioni da tutto il mondo! Si chiama iconauta che è lo pseudonimo con il quale mi presento sul web. L'ho derivato dal greco antico componendo le parole εικών (eicon, immagine) e ναύτης (nautes, marinaio o anche navigatore): iconauta perciò significa, o almeno vorrebbe significare, "navigatore delle immagini". Sono soprattutto vecchi film classici della storia del cinema ad interessare il mio pubblico, che è molto vario e internazionale, principalmente in India e negli Stati Uniti ma al contempo composto di una solo categoria di persone: cinefili e amanti di cinema. Dalla mia grande passione per la storia del cinema ed i vecchi film muti, è nato anche un sito www.brevestoriadelcinema.org, dove racconto dell'evoluzione del linguaggio cinematografico dalle origini alle Nouvelles Vagues con molti film e immagini da vedere gratuitamente. Spero che serva alla gente ad imparare a conoscere meglio il cinema e il suo linguaggio e che i maestri del passato possano ispirare altri giovani a cimentarsi nell'arte cinematografica.
Grazie Piergiorgio per averci dedicato un po’ del tuo tempo, che sappiamo preziosissimo in questo momento!
Piergiorgio Mariniello per becasting.it